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I rapporti interni
Scaroni non ha fatto "squadra" con il management storico dell'Eni. La sua investitura come amministratore delegato nel 2005 fu presa molto male all'interno. Il suo predecessore Mincato ne aveva fatto una specie di ritornello: «La forza dell'Eni è il gruppo di manager della prima linea». Aveva anche cercato di promuovere una successione nella continuità candidandosi a fare il presidente con uno dei suoi manager nel ruolo di amministratore delegato. Così, quando il governo Berlusconi anziché promuovere un dirigente interno catapultò Scaroni alla guida dell'Eni, nessuno fece i salti di gioia.
Né i rapporti sono migliorati con il passare del tempo. Scaroni si è circondato di un gruppo di fedelissimi portati da fuori con i quali ha pilotato il gruppo: risorse umane (Salvatore Sardo), comunicazione (Stefano Lucchini), rapporti con la Russia (Marco Alverà) e l'assistente Raffaella Leone, presidente della Servizi Aerei e vicepresidente della Eni Foundation. E ha optato per un'esposizione mediatica molto forte, sostenuta anche, come ha rivelato Paola Pilati sull'Espresso, da un budget per la pubblicità e la comunicazione da 130 milioni. Una somma poco in linea con la tradizionale "sobrietà" del gruppo in questo settore.
